Messico-Italia, biglietto di sola andata. Parliamo di circa 10 anni fa quando Mauricio Lopez Algarra arriva in Italia per fare il maestro di tennis ad un livello più professionale di quello che riesce a fare in un villaggio turistico nel suo paese. Prima tappa il circolo Schuster, poi il passaggio alla Gardanella. Momento importante, perché proprio al circolo che sorge a due passi dall’Idroscalo, Mauricio incontra Gustavo Spector, uno degli artefici dell’exploit del padel in Italia. Lui che è messicano, paese dove il padel è stato inventato, prima dell’incontro con “Gus” non era mai neanche entrato su un 20×10. Il talento Gustavo lo nota subito e tra il padel e Mauricio è amore a prima vista. Gli ci vuole poco per diventare uno dei migliori giocatori in Italia ed intraprendere la carriera da maestro nazionale di padel e di giocatore di Serie A (è atleta dell’Eschilo, circolo romano), lasciando il tennis senza pensarci due volte.
“Il padel l’ho iniziato a giocare qui in Italia. Lo conoscevo già quando ero in Messico ma prima di giocare non avevo idea che fosse uno sport inventato nel mio paese. L’ho saputo qui in Italia dove ho anche disputato la mia prima partita di padel della mia vita”.
Come è stata la tua carriera da tennista?
Da quando ero bambino sino ai 18 anni sono sempre stato tra i primi 8-10 del mio paese. Poi ho lasciato il tennis per iniziare a studiare e lavorare e quindi per un po’ l’ho dimenticato. Quando sono arrivato in Italia avevo ripreso a giocare a tennis e sono venuto perché volevo fare qualcosa in più nella mia professione. Io lavoravo come maestro di tennis in un villaggio turistico in Messico. Ma lì la gente arrivava, stava per una o due settime, faceva lezione con me ed andava via. Non guadagnavo male ma volevo qualcosa in più che mi permettesse crescere sia come persona che come maestro.
Il primo incontro con il padel?
Nel 2011 ho giocato per la prima volta e da allora non l’ho lasciato mai più.
Il primo maestro?
È stato Gustavo Spector. Colui che ha fatto iniziare a giocare un po’ tutta Milano. Abbiamo iniziato a giocare proprio alla Gardanella, dove facevo il maestro. Ho avuto la fortuna di essere al posto giusto nel momento giusto.
Come è cambiato il padel in Italia dal 2011 ad oggi?
È cambiato tanto. Assieme alla Francia l’Italia è il paese in Europa che sta facendo più passi in avanti. Mi ricordo che nel 2013 giocavamo i tornei Slam con ma c’erano pochi iscritti e con un livello molto modesto. Si giocava più a tennis in un campo da padel. Ora quando si va vedere una partita di uno Slam si può assistere a partite 100% di padel.
Cosa manca al padel italiano per vedere un giocatore tra i primi 50 del World Padel Tour?
La base, i bambini. Ancora non abbiamo le scuole e le strutture che ci permettano di fare i corsi per i più piccoli. I circoli di padel dovrebbero, in alcuni casi, lasciare ai maestri due o tre campi per poter lavorare con i bimbi.
Quando vedremo un giocatore di padel italiano, forte, che nasca come giocatore di padel e non come ex tennista?
Mancano almeno 8-10 anni. I giocatori che ora giocano ogni tanto nel World Padel Tour la pre-previa o la previa, come Denny Cattaneo o Simone Cremona, difficilmente arriveranno tra i primi 50. Ovviamente mi auguro per loro che succeda ma vedo molto dura che arrivino a fare un tabellone. Sarà un po’ lunga prima di vedere un giocatore italiano 100% padelista tra i migliori al mondo.
Perché il padel ha avuto un boom così grande negli ultimi anni?
Come si dice sempre per la facilità con cui una persona che mai ha toccato una racchetta o una palla possa divertirsi. È molto coinvolgente. Si potrebbe giocare anche tutti in famiglia. Basta un click per prenotare un campo e non c’è bisogno di iscriversi a nessun circolo per giocare.
Parlando della tua carriera da padelista, quale è l’avversario più forte contro cui hai giocato?
Juan Lebron.
Cosa ha in più rispetto a qualsiasi altro giocatore contro cui ha giocato?
La cosa che più mi ha impressionato è stata la forza che ha col braccio steso. Giocatori “normali” come noi la volée la possono spingere quando impattano la palla un po’ più vicina al corpo. Lui invece anche con la palla lontana ed il braccio steso riesce a dargli velocità, effetto e forza che quasi non ci credevo. E l’ho visto dalla prima palla con cui ho iniziato a palleggiare. Sbagliando gli ho mandato la palla un po’ lontana dal corpo ma lui ha fatto una volée ad oltre un metro di distanza dal corpo e me l’ha messa nell’angolo con una velocità differente. Quando si mette vicino alla rete è difficilissimo giocarci contro, arriva su tutto. Non so a che percentuale abbia giocato ma comunque è stato divertente.
Ed il tuo compagno più forte?
Sono tre, Ramiro Moyano, Godo Díaz e Guga Vázquez.
Il padel ti ha portato anche l’amore, Giulia (Sussarello), la tua compagna è una delle migliori giocatrici in Italia. Come vi siete conosciuti?
Il nostro incontro è stato quando lei doveva prepararsi per il primo europeo a cui è stata convocata, nel 2017 in Portogallo. In quel momento non aveva un allenatore e giocava ancora a tennis. Mi ha chiamato per fare qualche allenamento. Ed abbiamo iniziato a fare questo piccolo progetto che era solamente per gli europei. Ci siamo trovati bene, mi è piaciuto molto lavorare con una persona come lei, perché è vero che noi allenatori a volte siamo fortunati quando troviamo una persona che fa quello che gli dici di fare.
Dove può arrivare nel ranking del World Padel Tour?
Penso che abbia la capacità di arrivare tra le prime 50. Nelle prime 25 è già più difficile perché è un altro livello. Ma ha già vinto contro delle top 50 e non vedo perché non debba riuscire ad entrare in quella fascia di classifica.
Cosa manca a lei e Chiara Pappacena per fare il salto di qualità?
La prima cosa è allenarsi insieme ma non è possibile perché Chiara vive a Roma e Giulia qui a Milano. E secondo che abbia più tempo di allenarsi. Il padel in Italia ancora non permette di guadagnare così tanto per dedicati esclusivamente a questo sport e quindi deve lavorare (come insegnante di padel, ndr).
Quale è il tuo sogno da maestro di padel?
Avere una scuola mia con campi miei. Ed essere in panchina nelle tappe del World Padel Tour. È stata una esperienza bellissima che ho fatto già due/tre volte e vorrei rifarla con più costanza.