Sette anni fa ha preso in mano la prima racchetta da padel perché sfidato da alcuni suoi amici. Da allora ne ha fatta di strada Michele Bruno…
Campione d’Europa con l’Italia, campione d’Italia a squadre con l’Aniene, ex campione d’Italia outdoor e vice-campione in carica, esordio in un “Cuadro” del World Padel Tour, campione Regionale nel Lazio in coppia con Emanuele Fanti ed, a detta di molti colleghi, il miglior rovescio del circuito. Sono solo alcuni dei successi in carriera di Bruno che una volta presa in mano la racchetta da padel, come succede a molti, non l’ha più lasciata.
Quando hai giocato a padel per la prima volta?
La prima volta che sono entrato su un campo da padel è stato nel 2013 invitato da alcuni miei amici che non c’entravano nulla col mondo del tennis. Mi sfidarono a padel anche se io non sapevo cosa fosse in quel periodo. A Roma c’erano pochissimi campi. La cosa andò bene perché mi piacque giocare sin dalla prima volta e da lì è nata una passione.
Quando hai iniziato a fare sul serio a padel avresi mai immaginato che saresti diventato campione d’Europa, tra l’altro da titolare?
Non mi sarei mai aspettato di vivere una emozione cosi grande, diventare campione d’Europa, giocando per di più in casa. Portare il punto decisivo che ha dato il titolo. Per me l’agonismo era terminato col tennis all’età di 19 anni, anche abbastanza presto. E con il padel è nato un nuovo capitolo che va tuttora avanti.
Quali sono i tuoi ricordi di quel momento, accaduto proprio un anno fa. Un romano che vince a Roma…
Ho tantissimi bei ricordi di quella giornata. Una giornata ricca di emozioni. Se riguardo il video, ancora oggi, del punto decisivo, mi vengono i brividi. È stata una partita bellissima, avvincente, con un tifo che mi ha aiutato e sostenuto, perciò una giornata che non si dimenticherà mai.
Come è stato il tuo percorso sportivo? Tennis a che livello e che classifica?
Ho cominciato a giocare a tennis a 6 anni fino ai 19 anni. Ho vinto i primi tornei da giovanissimo. Vinsi il mio primo torneo internazionale a 9 anni, il mio primo Lemon Bowl a Roma. Ero sotto osservazione del settore tecnico della nazionale. Ero tra i primi ragazzi in Italia dai 10 ai 14 anni. A 16 anni ho rivinto il mio secondo Lemon Bowl. Provai a fare più attività internazionale anche a livello open, giocando ITF e Future, sono diventato un buon seconda categoria, un 2.4
Hai mai provato a fare il professionista di tennis?
Ho provato a fare il professionista di tennis. Già da piccolo stavo molte ore in campo. È uno sport complesso non tanto a livello fisico quanto psicologico. Sei sempre solo con te stesso. E non è sempre semplice. A 16 ho intensificato i miei allenamenti, mi sono spostato nell’accademia di Claudio Pistolesi dove c’era un grandissimo gruppo di allenamento. Tanti ragazzi che giocavano in campo internazionale con Simone Bolelli come leader del gruppo (numero 26 del mondo). L’unico rammarico che ho è che non ho sfruttato quella preparazione per fare tornei a livello internazionale ma ho fatto solo attività nazionale.
La domanda da un milione di dollari: cosa manca al padel italiano per iniziare a competere con i più forti del World Padel Tour?
Quello che manca al padel italiano per essere competitivo nel World Padel Tour è la difesa. A livello di gioco d’attacco e gioco di volo siamo abbastanza vicini agli spagnoli, per alcuni versi penso che alcuni di noi abbiamo delle doti superiori a livello tecnico. Per quanto riguarda la fase difensiva invece c’è un grosso gap che va colmato ma che sarà difficile farlo per questa generazione. Però penso che una generazione futura di ragazzi che inizia a giocare a padel sin da piccoli potrà sicuramente tenere testa agli spagnoli alla grande. Il mio auspicio è che si affaccino sempre più giovani per creare un’ondata di padelisti italiani.
In una intervista recente al Corriere dello Sport hai detto che bisogna puntare e crescere in difesa. Cosa intendi precisamente?
Il gap che abbiamo in difesa noi italiani rispetto agli spagnoli è grande. Nello scambio si passa tante volte dalla difesa all’attacco. E dei giocatori professionisti quando ti mandano in difesa se non sei pronto a rimandarli anche tu indietro il punto termina a tuo sfavore. È fondamentale riuscire a gestire tutte le fasi di gioco. Sia d’attacco che difesa. Se una delle due manca parti sfavorito.
Mancano secondo te le aziende che investano veramente per permettere ai più forti di dedicarsi solo al padel?
Penso che tante aziende si stiano affacciando adesso al padel. Sta crescendo l’interesse di anno in anno. Con l’arrivo di altri sponsor sarà possibile per noi atleti svolgere la nostra attività ancora più serenamente. Nessun italiano fa solo il professionista di padel ma ognuno di noi porta avanti il proprio lavoro.
È notizia di questi giorni che Pappacena-Sussarello sono diventate la prima coppia italiana a superare un turno nel Quadro al World Padel Tour. Quando potrà accadere per gli uomini e perché sono più indietro, maggiore concorrenza?
Gli ottavi di Sussarello-Pappacena all’Open di Las Rozas è stata una bellissima notizia. Nel circuito femminile c’è più spazio di quello maschile dove c’è molta più concorrenza. Lo dicono anche i numeri perché basta guardare i tabelloni. C’è una forte concorrenza già dalla pre-previa con tante coppie forti che si scontrano. Nel livello maschile siamo più indietro. Prima di vedere una coppia che possa vincere un turno in quadro (tabellone, ndr) ancora manca un po’.
Come è andato il tuo 2020 che sicuramente sarà stato stravolto, rispetto alle idee iniziali dalla pandemia. Che risultati hai ottenuto?
Questo 2020 è stato un anno molto complicato. Mi sono tolto delle soddisfazioni a partire dalla più importante che è stata quella di diventare campione italiano per la sesta volta consecutiva con l’Aniene. È stato il mio primo anno con questa splendida squadra composta da giocatori di altissimo livello, di calibro internazionale. Campione d’Italia, vice campione outdoor in coppia con Luca Mezzetti. Non sono riuscito a riconfermarmi campione italiano ma abbiamo perso in finale 7-6 al terzo. Comunque un ottimo risultato. Da pochissimo ho vinto il titolo regionale assieme ad Emanuele Fanti. Ho vinto quattro tornei di livello Open. Purtroppo nel circuito Slam ci hanno interrotto alla terza tappa e nel Circuito FIP ci hanno interrotto anche lì, quindi siamo riusciti a fare poco. Ho fatto il mio esordio al World Padel Tour a Cagliari, giocando nel Cuadro assieme a Britos. Siamo riusciti a vincere un set. Abbiamo perso al terzo set, anche lì una bellissima esperienza (perso contro Gaspar/Zapata 6-1/4-6/6-1, ndr).
Il tuo compagno più forte e l’avversario più forte con cui tu abbia giocato?
Il compagno più forte è stato senza ombra di dubbio Pablo Lima con cui ho giocato alle finali di Serie A di quest’anno.
L’avversario più forte è stato Fernando Belasteguin. Sempre quest’anno alle finali in Serie A. Una bellissima emozione giocare a fianco e contro questi giocatori che ti insegnano sempre qualcosa. Sono esperienze che aiutano a crescere.
Raccontaci della tua partita contro Lamperti e Belluati persa 7-5/7-5, ad un passo dall’impresa nel Mondiale.
È stata una delle migliori partite che abbia mai giocato quella contro Lamperti-Belluati ai Mondiali in Paraguay. Affrontai quella partite in maniera determinata e fredda. Perdemmo 7-5 al terzo sfiorando l’impresa. Fummo la prima coppia italiana a togliere un set all’Argentina. È stata un’ottima prestazione.
Sogni la convocazione al mondiale in Qatar dell’anno prossimo?
L’obiettivo di ogni anno è riuscire a fare parte delle nazionale. Nel 2021 ci sono i Mondiali, speriamo venga fatta la manifestazione (è stata rinviata dal 2020 al 2021, ndr). L’obiettivo è riuscire a fare parte della nazionale anche nel 2021 perché è sempre una grande emozione rappresentare l’Italia ed è l’obiettivo di tutti noi giocatori.
Giochi a destra o sinistra?
Io sono un giocatore di sinistra. Ho sempre giocato lì. I giocatori di sinistra sono quelli che prediligono “smashare” e che hanno un gioco più di chiusura. Il giocatore di destra era rinomato per avere un gioco più di costruzione. Anche se il gioco del padel sta cambiando. Basta guardare la coppia Galan e Lebron che sono due giocatori incisivi allo stesso modo. Il gioco sta diventando sempre più offensivo.
Con che racchetta giochi e perché usi questo modello?
Io gioco con una racchetta a d’amante. Una Siux. Quelle a diamante spingono di più. Rispetto a quelle a goccia o tonde hanno meno controllo ma più forza. Ho cominciato con una racchetta a diamante ed ho sempre giocato con quel tipo di racchette con cui riesco ad avere un buon controllo.
Da quando hai iniziato il padel è cambiato?
Il gioco del padel da quando ho cominciato sta cambiando. Sta diventando un gioco più offensivo ma con un po’ meno scambio. Prima il ritmo era leggermente più lento.
Ti aspettavi questo successo in Italia?
Si me lo aspettavo. Io mi sono divertito dal primo giorno che l’ho provato e penso che tutti abbiano provato la mia stessa sensazione. E sta spopolando sempre di più.
Come è la sua settimana di allenamenti?
Tre allenamenti fisici e tre allenamenti sul campo. Una settimana piena. Nel weekend quando non gioco tornei organizzo delle partite tra noi giocatori.
Sei anche maestro di padel o un giorno ti vedi maestro di padel?
Io sono istruttore di primo grado. Sto insegnando, ho la qualifica anche di maestro nazionale di tennis. Nel 2021 prenderò anche la qualifica di istruttore di secondo grado di padel e istruttore nazionale. Continuerò ad insegnare e spero un domani di aprire una mia struttura.
Cosa ti piace fare nel tempo libero?
Nel tempo libero mi rilasso dato che la settimana è impegnativa a livello fisico. Sto con la mia ragazza, con gli amici. Cerco di visitare spesso posti nuovi.