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Obiettivo Top 100 WPT, la storia di Denny Cattaneo

Obiettivo Top 100 WPT, la storia di Denny Cattaneo

La pallacanestro in Repubblica Ceca, paese della mamma, il passaggio al tennis, la tentata carta del professionista, un’esperienza come maestro in Cina assieme a Manuel Jorquera. Poi il ritorno in Italia e la scoperta in Spagna del padel, grazie ad una casa comprata dalla famiglia a Mojacar.
Da allora Denny Cattaneo il padel non l’ha più mollato ed è diventato uno dei giocatori più forti d’Italia, con tanto di titolo europeo a squadre conquistato con la nazionale, proprio un anno fa, a Roma contro la Francia.

Proprio da lì partiamo nella nostra intervista con l’atleta della squadra milanese Getfit Panino Giusto.

Proprio in questi giorni è stato l’anniversario della storica vittoria dell’Italia agli Europei di Padel. Il tuo ricordo nonostante tu non abbia disputato semifinali e finali?
Indossare la maglia azzurra e contribuire alla vittoria di una competizione internazionale importante come quella degli Europei ha rappresentato una delle esperienze sportive più forti e significative che ho vissuto. A prescindere dall’aver disputato o meno le finali e le semifinali, in un torneo a squadre conta tutto il percorso e ogni singola vittoria che permette di salire sul gradino più alto del podio.

Il tuo primo sport, la pallacanestro in Repubblica Ceca, in che ruolo giocavi e dove sei arrivato?
Ho giocato come playmaker e ho vinto un campionato con una squadra giovanile di Praga. Quando mi sono trasferito in Italia ho continuato a giocare per un po’ per poi decidere di cambiare completamente sport.

Dopo il basket il tennis. Quale è stata la tua carriera da tennista?
Ho iniziato a giocare a Genova per poi spostarmi alla Bob Brett Tennis Academy di Sanremo poi al Blue Team Tennis Academy di Arezzo, dove sono rimasto per due anni, infine sono tornato a Genova e andavo ad allenarmi a Sestri Levante nel circolo “La fattoria” con Raul Ranzinger.

Hai provato a fare il professionista?
Si, ma il tennis non era la mia strada.

Come mai hai smesso?
Forse mi sono messo troppa pressione da solo… e poi i risultati a cui ambivo tardavano ad arrivare.

Miglior classifica?
2.6.

Nel tuo bagaglio hai anche una esperienza in Cina.
Sono andato in Cina, nella città di Guangzhou, ormai sette anni fa e ho fatto il maestro di tennis in un’accademia con Manuel Jorquera. L’esperienza è stata davvero positiva, sono rimasto circa 4 mesi per poi tornare in Italia.

Poi è arrivato il padel…Dove hai giocato per la prima volta e come sono stati i tuoi primi anni?
Ho scoperto il padel quando la mia famiglia ha comprato casa in Spagna. Sono stato subito incuriosito da questo sport, ho deciso di prendere qualche lezione e poi non l’ho più mollato. I primi anni in Italia non si sentiva ancora parlare di padel e allora sono rimasto ad allenarmi in Spagna, prima a Mojacar, dove ho la casa, poi mi sono spostato a Madrid, dove ho avuto la possibilità di allenarmi insieme a campioni quali Juan Martin Diaz e Cristian Gutierrez.

Quando hai deciso se eri un giocatore di destra o di sinistra?
In realtà non l’ho ancora deciso! Diciamo che mi trovo meglio a sinistra

In Italia la coppia Cremona-Cattaneo ha dominato a lungo. Poi all’improvviso e forse anche un po’ a sorpresa, vi siete separati. Puoi raccontarci cosa è successo?
Con Simone abbiamo vinto tutto quello che potevamo vincere ma, come in tutte le relazioni, anche in quelle sportive ci sono alti e bassi ed è fisiologico che a un certo punto arrivi il momento in cui si decide che è meglio prendere strade diverse.

Anche nel WPT tante coppie si separano anche dopo pochi mesi assieme. Quanto è difficile, ad alti livelli, essere sempre in sintonia con il proprio compagno?
Più il livello di aspettativa e di tensione agonista sale, più probabilità ci sono che sorgano attriti. Poi vediamo spesso coppie che cambiano anche a causa del sistema di punteggio, cioè i giocatori cercano di formare una coppia che gli permetta di partire direttamente dal tabellone principale, ovviamente non è il caso dei top player ma quelli che sono al limite tra tabellone/previa.

Come è stato il tuo 2020 nel padel?
È stato per tutti un anno difficile e dove tutti i programmi sono saltati.
Il 2020 è stato un anno molto difficile per tutti gli sportivi e non solo. Nonostante ciò nel periodo estivo diciamo siamo riusciti a competere con una discreta continuità.

Con chi hai giocato e che risultati hai raggiunto?
Ho giocato con diversi compagni quest’anno, con Palmieri ho raggiunto le semifinali del campionato italiano e della tappa slam di Riccione. Con Bruno abbiamo vinto il primo Open “post-lockdown” e una semifinale Slam a Roma. Poi con Licciardi altra semifinale Slam a Bergamo e qualche vittoria di diversi open con altri compagni!

Fare il professionista di padel in Italia è possibile?
In Italia, se escludiamo il calcio (che è un mondo a sé) e altre poche eccezioni, è estremamente difficile, se non impossibile, intraprendere un percorso da “professionista”. Il padel, poi, nonostante abbia i numeri dalla sua parte, è uno sport ancora troppo giovane e troppo poco strutturato per poter pensare di accostarlo al professionismo.

Quanto manca secondo te prima di poter avere dei giocatori italiani che possano vivere di padel?
Quando il padel sarà finalmente visto dalle aziende come un settore in cui investire per progetti a lungo termine e non solo come una “moda” passeggera con cui si divertono calciatori e “vip” vari, allora sarà possibile iniziare a vivere di padel. La strada è ancora lunga ma gli accordi tra Sky e World Padel Tour fanno ben sperare…

Quando vedremo una coppia tutta italiana nel tabellone principale del World Padel Tour?
Beh, nel padel femminile le nostre ragazze sono già riuscite a qualificarsi al tabellone principale! Nella tappa WPT di Cagliari, poi, abbiamo già trovato quattro italiani in tabellone (grazie a delle wild card, ndr).

Ha sorpreso molto la tua scelta di giocare la Serie D con Panino Giusto. Sicuramente una squadra ambiziosa ma uno dei migliori giocatori italiani che gioca in una serie così bassa fa effetto.
Può sembrare strano, è vero… ma nel padel il prestigio della Serie A non è ancora così netto come in tutti gli altri sport (Panino Giusto che è stata una delle otto promosse in Serie C, ndr).

Lo hai fatto per una questione di soldi?
Ho voluto credere in primis in un progetto a lungo termine molto importante e nei valori del club (che rispecchiano i miei). Ovviamente anche l’aspetto economico nel padel diventa importante perché oltre la gara a squadre, qualche sponsor e pochi tornei con montepremi si guadagna davvero poco.

Con l’interesse in aumento per il padel in Italia, è più facile trovare sponsor?
Purtroppo ci sono ancora poche aziende che investono nel padel e gli sponsor sono fondamentali per la crescita degli atleti. Attualmente i miei sponsor sono: Bullpadel, ItalianPadel, PadelStore e Prenotauncampo.

Cosa manco al padel italiano per alzare il livello ed avvicinarsi alle altre potenze europee (Spagna, Portogallo e Francia)?
Mancano i settori giovanili, e probabilmente sarebbe positivo anche l’appoggio della federazione per i giocatori che vorrebbero andare in Spagna ad allenarsi e provare a giocare tornei del WPT in questo modo la crescita dei giocatori sarebbe inevitabile. Nei prossimi anni vedremo sicuramente più campioni.

Lo scorso anno in una intervista a PadelMagazine hai detto che ti saresti preso un anno per fare il professionista e provarci. Sarà il 2021?
Mi alleno sempre come se lo fossi e, finché mi divertirò in questo sport, ci proverò sempre.

Hai trovato il compagno con cui provare a fare il professionista?
Al momento no, ma più tornei si giocano (anche a livello internazionale), più possibilità ci sono di trovare il compagno giusto con cui intraprendere un percorso condiviso.

Pochi giorni fa abbiamo pubblicato un articolo su quanto sia difficile per i giocatori di pre-previa e previa disputare i tornei del WPT rispetto ai big. Secondo te le stelle del padel mondiale sono troppo favorite?
Non c’è dubbio che i giocatori in tabellone siano i più forti, però è anche vero che giocare 5/6 partite di fila tostissime per poi arrivare in tabellone e giocare una partita perfetta diventa davvero difficile sopratutto a livello fisico. Ci sono coppie che partono dalla previa che sono già più forti rispetto alcune coppie che iniziano già dal main draw.

Il padel quando hai iniziato a giocare tu ed il padel ora. Ci sono differenze?
Sì, il livello dei giocatori è cresciuto molto (anche grazie agli stranieri che vengono a giocare in Italia la serie A e non solo) e ci sono molti più praticanti… è un bel circolo virtuoso!

L’importanza del piano atletico e dell’alimentazione? Belasteguin, ad esempio, ha detto che, a 41 anni, si allena 6 volte a settimana a livello fisico mentre gioca “solo” 4-5 volte. Tu quanti giorni ti alleni a settimana?
Sono fondamentali. Io cerco di giocare tutti i giorni e fisicamente mi alleno molto meno di quello che dovrei. Spero di migliorare in questo aspetto.

Andare in Spagna se si vuole diventare forti, o anche solo migliorare, quanto è importante?
È importante, se non fondamentale, per chi parte da un livello medio-alto e vuole consolidare la tecnica e alzare il ritmo di gioco.

Quale è il tuo sogno nel mondo del padel?
Sicuramente vedere il padel alle Olimpiadi ed entrare nei primi 100 al mondo WPT (al momento è 230, ndr).

Sei anche maestro?
Si, sono anche maestro ma al momento preferisco concentrarmi sulla carriera da atleta.

Cosa ti piace fare nel tempo libero?
Mi appassionano i viaggi, la fotografia è giocare alla PlayStation!

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